Location: L. Dolce, "Lettere di diversi ...."
Sub-Location: Versione pre-colophon, BL C.29.d.10

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Type:Personal Letter
Language:Italian
Transcription Author: John Shearman
Published: yes
Publication Details: The document was first discovered by L. Dolce, “Lettere di diversi eccellentissimi huomini, raccolte da diversi libri, tra le quali se ne leggono molte non più stampate”, Venezia 1554, p. 227; the present transcription is taken from J. Shearman, “ Raphael in early modern sources”, Yale University in association with the Bibliotheca Hertziana Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte, New Haven and London 2003, pp. 734-41.

A letter, here attributed to Baldassarre Castiglione but probably by Raphael written on Castiglione's behalf, about Galatea, St Peter's and other matters.

Artist(s): Raphael
Dates: *.1522
[Introduzione del Dolce alle lettere di uomini famosi] AI LETTORI, LODOVICO DOLCE Non essendo arte veruna di nobiltà più vicina alle lettere di quello ch’è la Pittura, nel mezo di questi huomini, per altezza d’ingegno e di dottrina illustri, ci è paruto mettere alcune lettere di tre chiarissimi lumi della Pittura, Michele Agnolo, Rafaelo d’Urbino e Titiano Vecellio, accioché si vegga quanto, oltre all’eccellenza dell’arte loro nella quale è da credere che essi in questo nostro secolo habbiano vinto gli antichi, sarebbono anco riusciti mirabili in quella della penna, se havessero o voluto, o potuto, porvi cura. [Segue la lettera di Michelangelo a Pietro Aretino. quindi:] LETTERA DI M. RAFAELLO DA VRBINO PITTORE ET ARCHITETTO * ARGOMENTO Manda al conte alcuni disegni, scrive della cura datagli dal Papa, e mostra quanto facesse stima del suo giudicio. AL CONTE BALDASAR CASTIGLIONE. Signor Conte. Ho fatto dissegni in più maniere sopra l’inventione di V. S. E sadisfaccio a tutti, se tutti non mi sono adulatori; ma non satisfaccio al mio giudicio, perché temo di non satisfare al vostro. Ve gli mando. V. S. faccia eletta d’alcuno, se alcuno sarà da lei stimato degno. Nostro Signore, con l’honorarmi, m’ha messo un gran peso sopra le spalle. Questo è la cura della fabrica di S.Pietro. Spero bene di non cadervici sotto, e tanto più quanto il modello, ch’io n’ho fatto, piace a S. S. et è lodato da molti belli ingegni. Ma io mi levo col pensiero più alto. Vorrei trovarle belle forme degli edifici antichi; né so se il volo sarà d’Icaro. Me ne porge una gran luce Vittruvio, ma non tanto che basti. Della Galatea mi terrei un gran maestro, se vi fossero la metà delle tante cose che V. S. mi scrive. Ma nelle sue parole riconosco l’amore che mi porta, e le dico che per dipingere una bella, mi bisogneria veder più belle, con questa conditione, che V. S. si trovasse meco a far scelta del meglio. Ma essendo carestia, e de’ buoni giudicii, e di belle donne, io mi servo di certa Iddea che mi viene nella mente. Se questa ha in se alcuna eccellenza d’arte, io non so; ben m’affatico di haverla. V. S. mi comandi. Di Roma.