Location: Monaco, Bayerische Staatbibliothek
Sub-Location: Ms Ital. 37b (1035/2)
Sub-Location: Ms Ital. 37b (1035/2)
Type:Personal Letter
Language:Italian/Latin
Transcription Author: John Shearman
Published: yes
Publication Details: G. Vasari, “Le vite de più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani, da Cimabue insino a tempi nostri: descritte in lingua Toscana da Giorgio Vasari pittore Aretino. Con una sua utile et necessaria introduzzione a le arti loro”, Florence 1550, p. 993; this transcription from J. Shearman, “ Raphael in early modern sources”, Yale University in association with the Bibliotheca Hertziana Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte, New Haven and London 2003, pp. 500-545.
Language:Italian/Latin
Transcription Author: John Shearman
Published: yes
Publication Details: G. Vasari, “Le vite de più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani, da Cimabue insino a tempi nostri: descritte in lingua Toscana da Giorgio Vasari pittore Aretino. Con una sua utile et necessaria introduzzione a le arti loro”, Florence 1550, p. 993; this transcription from J. Shearman, “ Raphael in early modern sources”, Yale University in association with the Bibliotheca Hertziana Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte, New Haven and London 2003, pp. 500-545.
Letter to Leo X (Munich Mss.)
Artist(s): RaphaelDates: *.1519
si può resti viva qualche poco di inmagine e quasi un’ombra di questa, che in vero è patria universale di tutti li Cristiani, e per un tempo è stata tanta nobile e potente che già cominciavano gli homini a credere che essa sola sotto il cielo fosse, sopra la fortuna e contra ‘l corso naturale, exempta dalla morte, e per durare perpetuamente. Onde parve che ‘l tempo, come invidioso della gloria delli mortali, non confidatosi pienamente delle sue forze sole, se accordasse con la fortuna, e con li profani e scielerati Barbari, li quali alla edace lima e venenoso morso di quello aggionsero l’empio furrore del ferro e del fuoco. Onde quelle famose opere, che oggidì più che mai sarebbon fiorente e belle, fuorno dalla scielerata rabbia e crudel’ impeto di malvagi huomini, anzi fere, arse e distrutte, ma non però tanto, che non vi restasse quasi la machina del tutto, ma senza ornamenti e, per dir così, l’ossa del corpo senza carne. Ma perché ci doleremo noi de’ Gotti, de’ Vandalli e d’altri tali perfidi inimici del nome Latino, se quelli che, come padri e tuttori, devevano diffendere queste povere reliquie di Roma, essi medesimi hanno atteso con ogni studio lungamente a distrugerle et a spegnerle? Quanti Pontifici, Padre