Location: Archivio Buonarotti, Florence
Sub-Location: V, n. 12.
Sub-Location: V, n. 12.
-
1
recto
Type:Personal Letter
Language:Italian
Transcription Author: Tom Henry
Published: yes
Publication Details: Published by R. Vischer, Luca Signorelli und die Italianische Renaissance, eine Kunsthistorische Monographie, Leipzig, 1879, p. 359-60 and by P. Barocchi and R. Ristori, Il Carteggio di Michelangelo, II, Florence, 1967, pp. 7-8.
Language:Italian
Transcription Author: Tom Henry
Published: yes
Publication Details: Published by R. Vischer, Luca Signorelli und die Italianische Renaissance, eine Kunsthistorische Monographie, Leipzig, 1879, p. 359-60 and by P. Barocchi and R. Ristori, Il Carteggio di Michelangelo, II, Florence, 1967, pp. 7-8.
Copy-letter from Michelangelo (in Florence) to the Capitano di Custodia (of Cortona) refers to Signorelli in 1513.
Artist(s): Luca SignorelliDates: *.5.1518
S[ignior]e Chapitano, send’io a.rRoma el primo anno di papa Leone, vi venne maestro Lucha da Cortona pictore, e rischontrandolo un dì a presso a Monte Giordano, mi disse che era venuto a parlare al Papa per avere no’ mi richordo che cosa, e che era già stato per essergli stato tagliata la testa per amore della casa de’Medici, e che gli parea, chome dire?, non essere richonosciuto; e dissemi altre simil cose che io non mi richordo. E sopra a questi ragionamenti mi richiese di quaranta iuli e mostròmi dov’io gniene avevo a mandare, cioè in bocte[g]a d’uno che fa.lle scharpe, dov’io credo che lui si tornava. E io, non avendo danari a chanto, m’ero oferto di mandargniene, e così feci. Subito che io fui a chasa, io gli mandai e’ decti quaranta g[i]uli per uno mio garzone che si chiama o vero à nnome Silvio, el quale credo che sia oggi in Roma. Dipoi, forse non riusciendo al decto maestro Lucha el suo disegnio, passati alquanti giorni venne a chasa mia dal Macello de’ Chorvi, nella casa che io tengo anchora oggi, e trovommi che io lavoravo in sur una figura di marmo ricta, alta quatro braccia, che à le mani drieto, e do[l]fesi mecho e richiesemi d’altri quaranta g[i]uli, che dice che se ne volea andare. Io andai su in chamera e porta’gli quaranta g[i]uli, presente una fante bologniese che stava mecho, e anche credo che e’ v’era el sopra decto garzone che gli aveva portati gli altri; e preso ‘decti danari, s’andò chon Dio. Non l’ò ma’ poi rivisto. Ma send’io allora mal sano, inanzi che decto maestro Lucha si partissi di chasa mi dolfi seco del non potere lavorare, e llui mi disse: ‘Non dubitare che e’ verranno gli Angeli da ccielo [api]gliarti le braccia e t’aiuteranno’.
Questo vi scrivo io perché, [se le] decte cose fussino riplichate a decto maestro Lucha [...], se ne richorderebe e non direbbe avermegli renduti, [chome la Vo]stra S(igniori)a schrive a Buonarroto che lui dice, e più che voi s[chrivete] anchora che credete che e’ me gli abi renduti. Questo non è [vero, a meno] che io sia uno grandissimo ribaldo, e chosì sarebe [se io cerchassi] di riavere quello che io avessi riavuto. Ma lla Vo[stra Signioria ...] ciò che lla vuole; io gli ò a rriavere, e chosì g[i]uro. S[e la Vostra Signioria...] fare ragione, lo può fare, quanto che no. A s[...] Chapitano.